Ragazzi di Serie C? No, grazie
Elogio di chi forma, coltiva e innova nell’istruzione professionale.
Premessa
Nell’immaginario collettivo esistono scuole considerate d’eccellenza e altre viste, ingiustamente, come marginali. Questa percezione, spesso inconsapevole, rischia di trasformarsi in una profezia che si autoavvera: se studenti, docenti e famiglie iniziano a credere di appartenere a una “serie C” dell’istruzione, finiranno per agire e reagire come se quella fosse la loro posizione naturale.
Eppure, la formazione professionale ha tutto il potenziale per giocare nella massima serie dell’educazione. Lo dimostrano i contesti in cui questa percezione viene ribaltata grazie a visioni coraggiose, ambienti accoglienti e una didattica ancorata alla realtà.
Tornare a sentirsi – e ad essere – una scuola di “Serie A” parte da uno sguardo nuovo: da come ci si percepisce, da come si valorizzano i talenti e le possibilità. Non servono miracoli, ma presenza, coerenza e progettualità.
Ricordo con affetto una metafora condivisa da una mia professoressa: l’edicola, piccolo edificio provvisorio e fatiscente, simbolo della caducità delle notizie che ospita. Ecco, parafrasandola, potremmo dire che a volte le scuole professionali vengono trattate come edicole: transitorie, di poco valore. Ma ogni scuola può diventare una casa solida, se ne riconosciamo la dignità e il potenziale. Così come l’edicolante può scegliere di lavorare in una baracca o in una costruzione a mattoni.
Quando l’esperienza diventa slancio
Poco tempo fa ho vissuto una giornata in una scuola dove tutto sembrava raccontare quella profezia negativa. Ne ho scritto in un altro articolo, intitolato Una lezione andata storta e le idee che si sono rimesse in cammino. Ma proprio lì, in quel luogo apparentemente “di serie C”, si è riaccesa in me la convinzione che tutto può cambiare, se ci mettiamo in ascolto, ci rimbocchiamo le maniche e ripartiamo dalla realtà.
Una lezione andata storta e le idee che si sono rimesse in cammino
«Riesco a insegnare solo se riesco a imparare dalle persone che ho davanti»
La scuola non è una gara. L’educazione non è una classifica. Ma può, e deve, ambire all’eccellenza intesa come qualità, inclusione, collaborazione col territorio e le sue filiere e strategie, e visione.
Ecco allora tre esperienze concrete, emblematiche di come la formazione professionale possa diventare una delle punte più avanzate del sistema educativo italiano.
🌱 L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige
Il Centro Istruzione e Formazione della Fondazione Edmund Mach è un esempio di eccellenza a livello nazionale. Attivo dal 1874, anno in cui la Dieta di Innsbruck diede vita all’Istituto Agrario, si occupa di formazione e ricerca nei settori agricolo, agroalimentare, forestale e ambientale.
Il campus si estende su 14 ettari nel cuore della Piana Rotaliana e dispone di:
Un’azienda agricola
Una cantina
Un’unità dedicata alle coltivazioni
I percorsi formativi del C.F.I. comprendono:
Istruzione tecnica con maturità in 4 anni o con maturità in 5 anni
Istruzione e formazione professionale (qualifica professionale e diploma professionale di tecnico )
Corsi post diploma e Alta Formazione Professionale
Una scuola che integra teoria, pratica e ricerca, dimostrando come si possa “imparare facendo” con rigore, tradizione e lungimiranza. Sottolineo ancora un importante dettaglio, ovvero che questa scuola, come molte altre, gestisce una vera e propria produzione, ambito in cui i ragazzi sono impegnati in prima persona, mettendo testa, mani e cuore.
La Scuola Agraria del Parco di Monza
Fondata nel 1902 e riconosciuta come ente morale con Regio Decreto n. 1913 del 30 dicembre 1920, la Scuola Agraria del Parco di Monza è un centro formativo accreditato che unisce educazione ambientale, formazione tecnica e inclusione sociale.
Tra i suoi progetti più significativi:
Corsi di Arboricoltura, Tree Climbing e Forestale, Cura del verde
Gestione del ristorante Cascina Frutteto
La AutAcademy: un progetto della Scuola Agraria per la professionalizzazione di persone autistiche che offre formazione specializzata in cura del verde, informatica, arte, fotografia e dialoghiamo con le aziende per creare formazioni su misura.
L’ente eroga nel complesso corsi di formazione specialistica, riqualificazione e aggiornamento per tecnici e operatori del verde, giardinieri, arboricoltori e forestali, florovivaisti, fioristi, progettisti del verde ecc.
Una scuola capace di coniugare professionalità, lavoro concreto e attenzione alla persona.
I ristoranti didattici degli istituti alberghieri e la pratica del mestiere
«I ristoranti didattici sono organizzati per riprodurre le tipiche condizioni di lavoro delle imprese ristorative reali.»
— Rossella Mengucci, Rete Nazionale degli Istituti Alberghieri
Da ultimo, mi preme citare gli istituti alberghieri. Per me rappresentano una realtà speciale, perché – dovendo formare cuochi, personale di sala e professionisti dell’accoglienza – sono naturalmente portati a una didattica quasi interamente pratica e, soprattutto, autentica.
Non si può insegnare a cucinare la bœuf à la Bourguignonne spiegandola con delle slide: bisogna prepararla, assaggiarla, confrontarsi sul gesto, sul tempo, sul calore.
I docenti, volenti o nolenti, fanno insieme agli studenti. Ogni giorno. E questo è ha valore pedagogico enorme.
La pratica, in questo contesto, non è un’aggiunta: è la sostanza del percorso.
Eppure, in molte altre scuole – anche in quelle tecniche – questo principio viene spesso trascurato.
Prendiamo ad esempio gli istituti a indirizzo grafico. Oggi la progettazione si svolge quasi esclusivamente al computer. La tipografia è sparita dai laboratori, la calligrafia è un ricordo, l’arte del libro e le tecniche tradizionali di stampa (come la xilografia) sono diventate rare eccezioni.
Così capita che sullo stesso schermo vengano impaginati, con identica scala visiva, un biglietto da visita di 8 x 5,5 cm e un manifesto da 6 x 3 metri.
Il rischio è evidente: gli studenti non toccano più con mano i prodotti, non maneggiano gli “ingredienti” del loro mestiere, perdendo quel senso concreto della materia che ogni formazione professionale dovrebbe custodire.
Negli istituti alberghieri, il ristorante didattico è molto più di un laboratorio: è una vera impresa formativa. Qui gli studenti si confrontano con clienti reali, situazioni pratiche, ruoli precisi. Si allenano, sbagliano, migliorano, crescono.
Una metodologia concreta, replicabile, capace di valorizzare le vocazioni dei territori e le potenzialità dei giovani.
Conclusione
Raccontare queste esperienze significa restituire dignità a un intero pezzo della scuola italiana.
Non per polemica, ma per riconoscenza. Non per lanciare accuse, ma per accendere possibilità.
Se le parole contano, allora cambiamo narrazione. Non ragazzi di Serie C, ma ragazze e ragazzi al centro. Con dignità. Con cura. Col futuro in mano.
Bellissimo post 🫶