Il percorso verso il mio primo workshop alla Trentino Art Academy
Un cammino tra teoria e pratica, ispirato da Rob Roy Kelly, Paula Scher e Josef Albers, che diventa esperienza didattica per gli studenti di Graphic e Fashion Design di un'Accademia di Belle Arti
Le prime scoperte: tra grafica, tipografia e pedagogia
Guardando le pagine del mio diario, torno al 5 febbraio 2018: è una data che segna l’inizio di un percorso che la prossima settimana mi porterà a tenere il mio primo workshop, Interazione del colore, alla Trentino Art Academy, l’Accademia di Belle Arti di Trento.
Quel giorno di sette anni fa avevo guardato una puntata di un documentario su Netflix dedicato alla graphic designer americana Paula Scher. La Scher, collaboratrice per molti anni dello studio Pentagram, ha realizzato loghi, copertine di dischi e progetti grafici memorabili; tra questi, mi colpì particolarmente il re-design dell’immagine del teatro newyorkese Public Theater, un logo tipografico giocato su variazioni di peso dei caratteri, ispirato alle collezioni di caratteri in legno create da Rob Roy Kelly.
Rob Roy Kelly, graphic designer e grande educatore americano, aveva messo insieme nella sua lunga carriera la American Wood Type Collection, oggi conservata presso l’Università del Texas. In quel primo incontro, però, conoscevo ancora poco della sua figura; sapevo solo che aveva creato collezioni tipografiche uniche. La vera scoperta avvenne più di un anno dopo, il 20 ottobre 2019, quando tornai a riflettere sempre su quei temi e approfondii la vita e il lavoro di Kelly. Nato nel 1925 e scomparso nel 2004, Kelly è definito da Wikipedia come design educator, un educatore della grafica e del design. Scoprii così che era stato insegnante, collezionista e progettista di curriculi per molte scuole americane, e che molti suoi scritti riflettevano sul rapporto tra insegnamento, grafica e pedagogia.
In quel periodo, fu proprio Kelly a farmi conoscere indirettamente Josef Albers, il maestro del Bauhaus che aveva profondamente influenzato il suo lavoro educativo. Leggendo gli scritti di Kelly, compresi che Albers non era stato solo un artista, ma anche un innovativo educatore del colore e della percezione visiva. Rimasi affascinato dal modo in cui Albers utilizzava materiali semplici come cartoncini, fili di metallo e cellophane per insegnare attraverso l’esperienza pratica, un approccio che avrebbe influenzato in seguito il mio pensiero sulla progettazione didattica.
Trascorse così qualche altro mese. Il 6 gennaio 2020, ormai vicino alla conclusione del mio percorso di studi ITS all’Istituto Artigianelli, e con l’attività di docenza sospesa quell’anno per il grande carico cognitivo e emotivo, approfondii ulteriormente le idee di Albers e Kelly, esplorando anche i tre linguaggi di Pestalozzi – testa, mani e cuore – richiamati da Papa Francesco in un discorso del 2015: «insegnare a pensare, aiutare a sentire e accompagnare nel fare, affinché ogni studente possa vivere un’educazione inclusiva». Quella stessa giornata fu densa di scoperte, come riportato nella pagina di diario di allora: annotai idee didattiche, spunti per compiti autentici, approfondimenti sulla pedagogia di Paulo Freire e sui metodi di Design Thinking, raccogliendo tutto in poche ma preziose righe di appunti che sarebbero state le fondamenta del futuro workshop.
Tra sfide personali e raccolta dei materiali: costruire le fondamenta
Il 2020 si trasformò poi in un anno intenso e difficile. Dopo aver approfondito le idee di Josef Albers e Rob Roy Kelly, la vita mi mise di fronte a prove personali importanti: durante l’estate, successivamente alla prima ondata della pandemia di COVID-19, affrontai il mio primo trattamento per il cancro. Nonostante la fatica, a settembre mi fu proposto di tornare a insegnare ai miei ragazzi, conducendo quello che sarebbe diventato il corso di matematica applicata intitolato Ingegno. Fu un anno formativo molto intenso, segnato dalla cura e dal ritorno alla didattica, con la consapevolezza di quanto ogni momento di insegnamento e di tempo condiviso coi ragazzi sia prezioso.
Nel 2021 e nel 2022, cavandomela tra un ulteriore microcarcinoma uroteliale e due follow-up, riflettei profondamente: su come avrei voluto impiegare le mie future giornate, su «a chi» avrei voluto dedicare la mia vita, su «per chi» mi sarei voluto spendere e sul ruolo dell’insegnamento nella mia esistenza. Scelsi così di propormi come supporto tecnico e come portinaio nella scuola dove oggi lavoro, continuando a nutrire la mia passione per la progettazione didattica.
Fu solo a partire dal dicembre 2023 che tornai attivamente agli studi sul colore. Nelle classi del quarto anno dell’istituto dove lavoro, vengono infatti proposti ogni anno dei corsi a scelta. Decisi dunque di idearne uno tutto mio, intitolandolo Interazione del colore – imparare dalla pratica.
In quel periodo cominciai a organizzare e archiviare tutto il materiale raccolto negli anni: le lezioni di Josef Albers, gli appunti del 6 gennaio 2020, le schede tratte dal libro Arte come esperienza: i metodi di insegnamento di un maestro del Bauhaus, i video trovati su YouTube, gli esercizi di Cromorama di Riccardo Falcinelli, i mazzi di colori utilizzati da Albers (Color-aid), gli appunti delle mie lezioni del professore Marco Olivotto sul contrasto simultaneo, la percezione visiva e la psicologia del colore.
Accumulai così una vera e propria board di materiali, sparsi ma preziosi: un archivio personale di strumenti e idee, pronto a trasformarsi in un vero e proprio percorso didattico. La ricchezza di queste risorse, unite alla mia esperienza sul campo e alla mia curiosità pedagogica, avrebbe gettato le basi per il futuro syllabus del workshop, che oggi, nel 2025, vedrà finalmente la luce nelle aule della Trentino Art Academy ospitate presso la sede del CeFor della SEAC Spa.
Dai materiali al syllabus: la nascita del workshop
Nel corso del 2024 e nei primi mesi del 2025, ho deciso di trasformare tutta la mole di appunti accumulati in anni di studi e riflessioni in un vero e proprio syllabus. Nell’aprile 2025 ho organizzato il materiale in un modulo laboratoriale completo, pubblicato anche qui su questo sito, pronto a guidare studenti attraverso esperienze pratiche e riflessioni sul colore, ispirate ai metodi di Josef Albers e agli esercizi proposti da Fritz Horstman nel suo Interacting with color.
A maggio 2025 ho partecipato al concorso della Trentino Art Academy per l’assegnazione della cattedra di Color Design. La mia candidatura si basava non solo sulla raccolta di materiali e sulle mie esperienze pregresse, ma anche su un progetto chiaro e innovativo: un percorso centrato sull’interazione del colore, che unisse pratica e riflessione teorica. Dopo un’attesa di oltre un mese, ho ricevuto una telefonata per il colloquio. Durante l’incontro mi è stato subito comunicato che, pur non avendo titoli accademici specifici, il mio profilo e le competenze che avevo sviluppato erano ciò che più interessava alla commissione.

È così che da una lunga chiacchierata con i membri della Trentino Art Academy è nata l’opportunità di proporre un workshop: un percorso laboratoriale in cui gli studenti potessero sperimentare direttamente i principi della percezione del colore, lavorare con materiali semplici e osservare gli effetti delle interazioni cromatiche, proprio come insegnava Albers ai suoi studenti. Durante i mesi di luglio e agosto ho perfezionato ulteriormente il syllabus alla luce del libro Interacting with Color di Fritz Horstman, direttore del settore educazione della fondazione Anni e Josef Albers, arricchendolo di esercizi e riflessioni che porterò direttamente in aula.
Ho poi riprogettato gli esercizi sia in digitale che in analogico. Stilato l’elenco delle possibili attività da svolgere alla luce della metodologia del dialogo euristico e del curricolo emergente, e con un occhio sempre fisso all’inclusione, alla sostenibilità e all’uso di materiali che siano sempre biomassa rinnovabile, tenendo a mente gli insegnamenti di Victor Papanek.
Oggi, a pochi giorni dall’inizio del workshop, sento la grande responsabilità e l’entusiasmo di condurre questo percorso: sarà una sperimentazione, un laboratorio in cui teoria, pratica e pedagogia si incontrano, e un’occasione per condividere con gli studenti del corso di Graphic Design e di Fashion Design della Trentino Art Academy tutto ciò che ho imparato in anni di studio, ricerca e pratica didattica.
Riflessioni e orizzonti: il colore come esperienza
Guardando indietro, il percorso che mi ha condotto a questo workshop sembra un intreccio di scoperte, incontri, letture e sfide personali. Tutto è cominciato con un documentario su Paula Scher e la curiosità per i caratteri in legno di Rob Roy Kelly, è proseguito con l’incontro ideale con Josef Albers e i suoi metodi, e ha attraversato anni di riflessioni pedagogiche, esperienze didattiche e momenti difficili della vita.
Ogni appunto preso, ogni libro sfogliato, ogni esercizio studiato ha contribuito a costruire il syllabus del workshop Interazione del colore. Ho imparato che il colore non è solo una questione estetica: è esperienza, percezione, comprensione, azione. È un mezzo per pensare, sentire e fare, un ponte tra conoscenze teoriche e pratica concreta.
Il 17 settembre 2025 segnerà il primo incontro coi ragazzi, la prima lezione di questo laboratorio alla Trentino Art Academy. Fino ad adesso non ho mai insegnato in un corso post-diploma, anche se questi futuri studenti sono la prosecuzione ideale dei miei ultimi studenti, nati tra il 2002 e il 2005. Per me non è solo l’inizio di un corso: è la realizzazione di un progetto nato da anni di ricerca, passione e riflessione, e la possibilità di condividere con gli studenti non solo conoscenze, ma anche un modo di avvicinarsi al colore, alla vita e al design con curiosità, attenzione e profonda consapevolezza.
Questo workshop sarà anche una sperimentazione: desidero osservare come gli studenti reagiranno agli esercizi, come interpreteranno i compiti autentici e come le loro percezioni personali daranno vita a nuove interazioni del colore, che tipo di studi sul colore ideeranno e che esperienze porteranno in classe. E poi sarà molto interessante vivere l’inizio di un primo anno in un’accademia, proprio come accadeva cento anni fa ad Albers e Itten. In questo senso, il percorso continua: ciò che insegno e ciò che apprendo diventano inseparabili, e ogni lezione è un’occasione per esplorare insieme i confini e le possibilità di questo meraviglioso mestiere.
Complimenti professor Giuliani! Sempre disponibile a nuove collaborazioni... da quest'anno anch'io insegno grafica e comunicazione in un Istituto Tecnico della provincia di Torino.