Un'unica classe, tanti stili di apprendimento
Progettare scuole dalle quali i bambini non vogliano più uscire. Ovvero: come l'architettura scolastica e la pianificazione delle esperienze di apprendimento possono facilitare una didattica…
Progettare scuole dalle quali i bambini non vogliano più uscire. Ovvero: Come l'architettura scolastica e la pianificazione delle esperienze di apprendimento possono facilitare una didattica differenziata e inclusiva.
È possibile progettare scuole dalle quali i bambini non vogliano più uscire?
La riflessione di questo articolo parte dalle parole di Rosan Bosch pronunciate durante il "TEDxZaragoza" nell'aprile 2018 (Bosch, 2018). Rosan Bosch è fondatrice e direttore creativo dell'omonimo studio sito nella città di Copenhagen. Il suo mestiere è trasformare spazi fisici in esperienze significative, e lo fa progettando ambienti che vanno dagli spazi di lavoro stimolanti alle biblioteche, fino alle alle scuole per studenti attivi.
Leggiamo insieme queste interessanti righe, tratte e tradotte dal TED, prima di proporre alcune considerazioni sulla differenziazione della didattica e l'inclusione.
Negli ultimi vent'anni ho dedicato la mia vita a trasformare e cambiare l'apprendimento e l'educazione. Perché? Perché l'apprendimento è uno dei processi più importanti nella nostra vita. Sia per il nostro sviluppo personale che per lo sviluppo della nostra società. Abbiamo però un problema serio, perché le scuole di oggi non motivano gli studenti e questo si traduce in un tasso di abbandono molto elevato. In Messico il 54% degli studenti delle scuole superiori non le finisce. In India il tasso è del 30%. In Sudafrica è del 23%. E il tasso di abbandono più alto in Europa è in Spagna, ed è pari al 34%. Ciò significa che un terzo dei giovani che vediamo passeggiare per le strade di Spagna non finirà il liceo. Con tutte le conseguenze che ciò ha per la loro vita personale e lo sviluppo della nostra società.
Ma come può essere? Ognuno di noi che ha figli sa che un bambino di due, tre o quattro anni è una macchina per l'apprendimento. Tutti abbiamo innata la curiosità, ed è questa curiosità che ci porta a scoprire ed esplorare il mondo. Le scuole stanno spegnendo quella curiosità, e questo sta uccidendo il nostro desiderio di imparare.
Questa non è una novità, perché la verità è che le scuole non sono cambiate quasi da 700 anni. Stiamo ancora sfruttando l'idea di un insegnante saggio, che illumina gli studenti che sono lì, seduti, in silenzio ad imparare passivamente. Ma chi dice che si impari meglio seduti su una sedia? Perché la verità è che si impara molto meglio attivamente che passivamente. E le scuole dovrebbero attivarci, motivarci.
È qui che entra in gioco il design, perché il design può creare scuole che ti motivano, stimolano, ispirano e ti attivano. E ne abbiamo bisogno. Perché? Il 65% dei bambini che oggi frequenta la scuola elementare avrà un lavoro che oggi non esiste nemmeno e dovrà continuare ad imparare per tutta la vita.
Per me, l'attenzione per l'educazione inizia con una storia personale. Non mi piaceva affatto andare a scuola ed è stato un viaggio molto doloroso. Quando portavo questi due ragazzi che vedete qui [sullo schermo dietro di me, N.d.R.] a scuola, che sono i miei figli, che oggi hanno 19 e 15 anni, due metri uno, un metro e novanta l'altro, ma qui sono ancora molto carini, quando li portavo a scuola, erano ansiosi di scoprire, di imparare, ma tornavano a casa meno motivati ogni giorno. E ho sentito che la scuola stava davvero facendo del male ai miei figli. Sono andata a parlare con l'insegnante e l'insegnante mi ha detto: «Beh, signora, mi dispiace molto, ma sono sola con 28 bambini in una classe. E bene, quando c'è uno che parla, disturba l'altro. Quindi, non posso differenziare la mia educazione, e ci saranno sempre bambini che si annoieranno un po'.»
Da queste esperienze e affermazione nasce la riflessione di oggi.
La scuola può differenziare l'educazione. Lo può fare grazie al flipped learning e al lavoro che i ragazzi svolgono in classe, suddivisi in coppie, o in piccoli gruppi. Quando infatti i ragazzi hanno la propria check-list davanti agli occhi iniziano subito a lavorare ai task ivi presenti.
I task, ricordiamo, sottendono delle competenze, perché sono stati precedentemente progettati dal docente, processo cosiddetto di progettazione a ritroso, e quindi permettono di allenare le competenze che sottendono.
Nel momento in cui lavora ad un task ciascuno studente mette del suo, utilizza le proprie abilità, ha la possibilità di mettersi in gioco. Al contempo gli viene offerta la possibilità aggiuntiva di scoprire i sui talenti. Egli inoltre pratica le proprie attitudini e all'interno della coppia fa ciò che gli riesce meglio. Qualora invece il task preveda qualcosa che nessuno dei due sa fare, allora lo studente si confronta col tentativo di svolgerlo misurandosi con qualcosa di nuovo, qualcosa da scoprire.
Grazie alla check-list dei task utilizzata nello svolgimento di un compito autentico, i ragazzi hanno modo di valutare l'avanzamento del lavoro passo passo, e possono autovalutarsi alla fine del compito grazie all'automatismo del punteggio assegnato a ciascun task, dopo che questi sono stati conclusi e verificati dall'insegnante.
È così che si ottiene, con coppie sempre diverse ed estratte a sorte, una didattica differenziata e inclusiva.
Due esempi esplicativi di compito autentico
In una coppia al lavoro, un ragazzo portato per ciò che concerne arte e musica ad esempio, potrà dare un grande contributo in un compito autentico che preveda l'ideazione di forme e colori per un murales, mentre un ragazzo più portato per la matematica e il design contribuirà facendo i calcoli matematici per determinare l'area della parete, parete che possederà una forma geometrica stranissima ideata proprio dalla coppia e tutta da dipingere.
Infine assieme effettueranno, aiutandosi a vicenda, i calcoli finanziari del costo dell'intonaco e della vernice necessari. Poi passeranno a presentare il lavoro ai compagni con una breve video-presentazione, completa di slide realizzate da tutti e due, e corredata da uno speech di due minuti tenuto dal secondo, col primo che fa da regista.
La volta successiva, durante un diverso compito, il ragazzo portato per l'arte e la musica, si troverà ad essere quello più preparato matematicamente parlando, nella coppia. Il suo compagno stavolta sarà una ragazza spiccatamente portata per le materie umanistiche, il parlare in pubblico, e le lingue. Il compito potrebbe vertere sulla realizzazione di una cartolina cartacea o digitale che racconti di elemento del patrimonio culturale territoriale dove i ragazzi vivono.
Nella check-list, come sempre, la parte linguistica è presente sia per quel che riguarda la propria lingua sia per quel che riguarda una o più lingue straniere. Proprio per questo la coppia stavolta sfrutterà a pieno tutti i task dedicati all'area umanistica, prevedendo un lavoro meno tecnico e più artistico. Gli studenti probabilmente inseriranno testi d'effetto, uno slogan attraente e colorato con un lettering ricercato e magari anche un'illustrazione.
Molte saranno le parti curate dal primo studente: la progettazione, la misurazione, il controllo degli standard di stampa, i calcoli relativi al supporto cartaceo, la realizzazione della variante digitale per mezzo di un piccolo video che si immagina sarà pubblicato i social. La sua compagna impersonerà per l'occasione il ruolo della giornalista. Racconterà e darà voce al mini documentario di 30 secondi, a mo' di spot pubblicitario, per cartolina digitale, e preparerà altresì i testi nelle tre lingue studiate a scuola, mentre insieme cercheranno, grazie anche a Wikipedia, di tradurre i testi anche in olandese, visto che numerosi sono i molti turisti di questa nazionalità che giungono oggi in Italia ogni anno.

Ecco dov'è la differenziazione: nei gruppi sempre diversi estratti a sorte, nella mescolanza delle competenze e delle abilità richiesta, nella contaminazione che i ragazzi operano uno nei confronti dell'altro quando si spiegano le cose a vicenda, diventando protagonisti del proprio apprendimento, aiutandosi e collaborando.
Le situazioni sempre diverse offerte dalla classe rovesciata portano da sé alla differenziazione, ad un'ottima miscela di motivazione e di coinvolgimento, ad una valutazione responsabile e soprattutto percepibile, facendo sì che tutti i ragazzi si sentano inclusi, quando per un motivo quando, per un altro.
Riportiamo ancora poche altre righe del discorso di Rosan Bosch.
E mi sona reso conto che avrei potuto aiutarla [l'insegnante, N.d.R.], perché avrei potuto differenziare l'ambiente fisico e darle uno strumento, in maniera che potesse lavorare in modo più differenziato. La verità è che lavorare con le classi non è sufficiente. Se vogliamo cambiare l'apprendimento in modo che sia attivo, dobbiamo cambiare l'organizzazione delle scuole, in modo che consenta ai bambini di essere più indipendenti, in modo che possano assumersi la responsabilità del loro apprendimento. Ecco perché hanno bisogno di un design che permetta loro di muoversi più indipendente attraverso gli spazi. E questo, insieme, ci consente di lavorare con diverse metodologie pedagogiche.
Rosan Bosh, concludendo, parla di progettare spazi e ambienti. La stessa cosa vale, a mio avviso, per ciò che concerne la progettazione dei processi di apprendimento mirati ad una didattica a distanza e in presenza.
Il discorso infatti non cambia quando si parla di progettare la didattica con dei compiti autentici. Gli ambienti adattati ai compiti autentici sono sempre ambienti dinamici, mutevoli. Anche nella didattica a distanza, praticata per obbligo in questi giorni di emergenza in cui scrivo, si può sfruttare la dinamicità dell'ambiente domestico di ciascuno studente, fisico e digitale.
L'importante è prevedere e inserire nella progettazione una riflessione sugli ambienti e sulle possibilità che essi offrono. I ragazzi infatti possono lavorare in coppia anche da casa propria. Essi possono organizzare il proprio tempo e suddividersi o condividere le attività previste dal compito autentico, continuando a tenersi aggiornati tramite lo smartphone e comunicando attraverso le app di videoconferenza e scambio di file. (Maglioni, 2019)
Bibliografia minima
Maglioni. M. e Pancucci V. (2019), Il compito autentico nella classe capovolta, Trento, Edizioni Centro Studi Erickson
Bosch R. (2018). “Diseñar escuelas de donde los niños no quieran irse | Rosan Bosch | TEDxZaragoza”. Video su YouTube. Pubblicato da “TEDx Talks”. 7 maggio 2018. Link.
Attribuzioni delle immagini
Le illustrazioni in bianco e nero sono state realizzate dall'autore e mostrano:
Gli studenti alle prese col lavoro di coppia durante un compito autentico
Una coppia di studenti al lavoro su un progetto in classe con a fianco l'insegnante che fa loro assistente e li guida passando tra i vari gruppi.
L'immagine a colori proviene dal sito del "Rosan Bosch Studio", rosanbosch.com.
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