
Per parlare di principio graduale e parziale dobbiamo partire dal leggere le parole che George Simmel gli dedica nelle sue lezioni del fatidico inverno della Prima guerra mondale, raccolte nel volume "L'educazione come vita".
Si è voluto articolare il processo della lezione in due princìpi opposti, quale il parziale e il graduale, che tuttavia non possiamo mai tener separati in modo netto. Il primo suddivide la materia in quanto tale, e inserisce progressivamente in ogni periodo scolastico un’ulteriore parte. Il secondo procedimento presenta sin dall’inizio il tutto e utilizza gli anni seguenti l’approfondimento, l’ampliamento, la specializzazione. Tale questione dei princìpi – sebbene sia essenzialmente per la scuola elementare – definisce anche le due possibilità in cui potrebbe svolgersi altrettanto ogni altra lezione in reciproca esclusione e simultaneità. Storia e matematica possono essere insegnate solo strutturalmente (nella costruzione della materia); le lingue e le scienze della natura possono rappresentare l’essenziale, il fondamentale, il quadro complessivo dell’argomento e approfondirne poi, gradualmente, i particolari. In entrambe le forme l’allievo apprende, oltre al contenuto specifico oggettivo, lo sviluppo spirituale (Entwicklung im Geistigen).
Il principio parziale e quello graduale
Insegnare una materiale adottando il cosiddetto principio parziale vuol dire suddividere la materiale in tante parti, tanti piccoli sotto argomenti uno concatenato all'altro, passo dopo passo. Io interpreto questo principio come il voler far raggiungere a tutti gli studenti di una classe un determinato obiettivo nozionistico prima di passare al successivo.
Su questo approccio sono poco d'accordo a meno che non venga interpretato non come far acquisire nozioni, si veda in tal senso l'insegnamento nozionistico della storia e della letteratura, ma come far acquisire comportamenti e abilità. Come per esempio l'imparare a padroneggiare uno strumento tecnico, come può essere un ago da ricamo, una curva di Bézier in grafica vettoriale, una frusta per montare gli albumi in cucina. In questo caso, va sottolineato, non si potrà comunque pretendere da parte dell'insegnante che lo studente arrivi a padroneggiare perfettamente uno strumento prima di passare all'introduzione dello strumento successivo, né si potrà pretendere che una volta trattato l'argomento dello strumento specifico si possa abbandonare tale argomento e strumento, e non parlarne mai più. Ogni ragazzo infatti, coi propri tempi e le proprie capacità, arriverà ad avere una certa abilità con uno strumento, e non si può pensare di compartimentare e parcellizzare l'apprendimento di uno strumento ad un numero di giorni esatto. Cioè non si può pretendere di insegnare a usare la frusta per montare gli albumi in 3 giorni e poi pensare che dopo 3 giorni gli studenti abbiano appreso come si usa, chi più chi meno, e chi ne ne importa.
Se penso alla matematica mi vengono in mente le frazioni. Immaginiamo di spiegare cosa siano le frazioni, cos'è il numerato e cosa il denominatore, cosa il minimo comune multiplo, il massimo comun denominatore, il tutto in due settimane. Poi: argomento chiuso. Ormai chi ha capito ha capito e chi non ha capito "ci dispiace". Semmai farà il corso di recupero o lezioni privati. Così per me è impensabile. Le frazioni si useranno tutta la vita. Esse infatti sono uno strumento utile sempre e quindi si deve continuare ad usarle. È come voler insegnare a tirare un calcio d'angolo ad un calciatore e poi dopo averlo spiegato ed aver provato per un paio di settimane, considerare l'argomento chiuso. È follia.
Il principio graduale mi appare pià congeniale ad un approccio contemporaneo all'apprendimento. Contemporaneo perché oggi l'umanità ha conoscenze ernomi e specialistiche in centinaia di campi e quindi nessun programma di nessuna materia sarà mai esaustivo. Se utilizzassimo dunque, solo il principio parziale, o dovremmo avere a disposizione venti anni per spiegare l'intero scibile di una materiale, o dovremmo effettuare delle scelte e tagliare quello che ci sembra superfluo e che non riesce a rientrare nelle ore a disposizione per l'insegnamento della nostra materia. Oggi come oggi infatti ne sappiamo talmente tanto che il principio parziale, se preso alla lettera, è quasi inattuabile. Facciamo un esempio. Portiamo la mente avanti di altri mille anni. Avremo altri mille anni di storia da raccontare. Come potremmo utilizzare il principio parziale per insegnare storia? Che facciamo, impostiamo un programma di storia che inizi dall'uomo di Neanderthal in prima elementare e finisca col 2950 in quinta superiore tutto d'un fiato? Oppure speriamo che nel 3000 l'essere umano viva 150 anni e quindi la scuola dell'obbligo si estenderà per 25 così da avere il tempo di spiegare tutto? Follia, ancora una volta la definisco così. Portate la mente, per favore cari lettori, a materie più semplici e pratiche e ragionate coi principi di queste: la cucina, il saper far di conto, il saper custodire la propria salute e pulizia personale, il sapersi prendere cura di qualcun altro, il saper scegliere il cibo giusto, il saper gestire il proprio tempo gli impegni le attività e i progetti sul lavoro e in famiglia. Provate a pensare cosa serve per imparare a "maneggiare" queste materie e padroneggiarle. Poi chi vorrà diventare uno scrittore, il nuovo Manzoni, potrà farlo tranquillamente studiando e approfondendo da sé, e potrà aumentare le sue capacità all'università. Alla scuola dell'obbligo mi pare il caso di lasciare il compito fondamentale di formare persone e cittadini pronti alla vita che li attende e al percorso di vita che stanno già affrontando.
Per principio graduale dunque, riprendendo le parole di Simmel, si deve intendere quel «procedimento [che] presenta sin dall'inizio il tutto e utilizza gli anni seguenti [per] l'approfondimento, l'ampliamento, la specializzazione. Ancora una volta voglio usare l'esempio della cucina. Fin dal primo giorno porterò gli studenti in una cucina e mostrerò loro l'ambiente, gli strumenti, il sistema di pulizia, il sistema delle comande, il libro delle ricette, gli attrezzi, il forno, le divise ecc. Di certo non passerò in classe due anni su tre a spiegare cosa sono i diversi ingredienti, come si legge e si realizza una ricetta, quali siano gli strumenti della cucina, per poi portarli solo al terzo anno davanti ai fornelli. Convenite che sembra follia?
Il procedimento graduale, per gradi, permette allo studente di arrivare a padroneggiare una conoscenza, una abilitò, una competenza, fino al proprio grado massimo. Se io insegnante di grafico spiego il "principio del contrasto" nell'impaginazione di un prodotto editoriale e lo ripeto per tre anni, sempre con maggior approfondimento, con esempi diversi, con progetti di gruppo diversi, con compiti autentici differenti, e lo tratto e ritratto di mese in mese mirando a gradi di comprensione e abilità sempre più alti, allora ogni studente insieme agli altri potrà apprendere tale strumento in molti modi diversi, sotto molte forme diverse, con molti linguaggi differenti ed arrivare a possedere un grado di competenza personale di tale strumento. E quando sarà arrivato al suo massimo e continuerà a partecipare a lavori in cui verrà trattato un "grado superiore" di utilizzo e conoscenza di quello strumento, avrà comunque l'opportunità di partecipare insieme agli altri a tali esperienze di apprendimento, esattamente come nella vita, senza doversi sentire stupido o escluso perché non ha capito "la parte precedente (per riferirmi al principio parziale).
Ovviamente anche nel caso del principio graduale dobbiamo effettuare una scelta di alcune parti della materia da trattare, e quindi lasciarne fuori altre. Parlando ancora della cucina magari ci troveremo a mostrare tutti i sistemi della cucina europea, di quella asiatica, di quella indiana, di quella magrebina del Nord Africa, di quella giapponese, ma forse dovremo lasciar fuori, che ne so, le cucine etniche dell'Africa Occidentale e dell'Africa meridionale, e le cucine etniche degli aborigeni e le abitudini a tavola degli Inuit. È ovvio che il principio parziale avrà comunque la sua rilevanza nella scelta dei contenuti da trattare. D'altronde se devo educare un cittadino italiano ad essere un buon cittadino anche europeo non potrò spiegargli anche come essere un buon cittadino delle isole del regno polinesiano di Tonga con le sue leggi e usanze. Ci saranno certamente argomenti in comune come ci saranno argomenti differenti e non applicabili visto che nelle isole dell'arcipelago non si vive di certo come si vive in Islanda.
Farò dunque delle scelte. Sceglierò su quali fondamenta costruire i gradi di comprensione e padronanza della materia. Nel campo grafico dell'impaginazione dei libri attraverso strumenti digitali, caso molto specifico e di competenza della mia materia di studi, a me piace adottare i quattro pilastri che sono alla base di ogni progetto di design stabiliti dalla professoressa Robin Williams, ed espressi nel suo libro The Non-Designer's Design Book: allineamento, vicinanza, contrasto e prossimità. Questi saranno la base sulla quale fin dal primo anno di scuola superiore si costruirà la propria professionalità e il proprio sapere grafico, per gradi, un gradino alla volta, seguendo il procedimento sopra espresso.
Anche l'educazione scout adotta il principio graduale per ogni fascia di età. Addirittura il processo pedagogico chiamato Progressione Personale ed adottato ad esempio dall'AGESCI italiana è fondato sulla gradualità e grazie ad essa «consente di curare lo sviluppo graduale e globale della persona, mediante l’impegno ad identificare e realizzare le proprie potenzialità.»
Desidero dunque riproporre qui al lettore un breve estratto del volume Tree parole per crescere che spiega come nelle tre diverse branche delle uno scout crescendo si trova a far parte si ripetano tre momenti, che possiedono le stesse caratteristiche, e che però vengono vissuti secondo il principio di gradualità con sempre maggior consapevolezza e conquistando nuove mete personali in termini di formazione del carattere, di salute e forza fisica, di abilità manuale, di servizio del prossimo (i cosiddetti "quattro punti di B.P.") nonché di spiritualità e fede in alcuni contesti.
Gradualità della Progressione Personale
Estratto da Tre parole per crescere, 2011, stampato per l’AGESCI da Edizioni Scout Fiordaliso.
La P.P. è graduale.
Come tutto il Metodo educativo scout, essa non procede secondo una linea ascendente retta ma seguendo una specie di spirale (grassetto mio, n.d.r.): esperienze di significato analogo si ripetono nel tempo, ma vengono vissute dal ragazzo a livelli sempre più profondi di interiorizzazione, perché diverse sono la maturazione e la capacità di lettura degli avvenimenti con cui le affronta.
La Pista del Lupetto e il Sentiero della Coccinella, il Sentiero della Guida e dell’Esploratore, la Strada del Rover e della Scolta sono gli strumenti metodologici concreti attraverso cui è possibile promuovere lo sviluppo graduale e globale della persona.
Sulla Pista, sul Sentiero e sulla Strada i ragazzi scopriranno sempre di più la Legge e comprenderanno sempre meglio che cosa, nel giorno della Promessa, si sono impegnati a vivere.
Per ogni fascia di età la crescita e lo sviluppo della persona si attuano secondo momenti principali, presenti nel cammino di ogni Branca, che la pedagogia Agesci caratterizza come:
Scoperta;
Competenza;
Responsabilità.