Lontano dalle bombe il più possibile
A proposito di George Simmel e della Schulpädagogik
Un semestre fuori dal normale
L'educazione come vita. Per una nuova pedagogia della scuola.
di Georg Simmel
a cura e tradotto da Alessandra Peluso
Titolo originale: Schulpädagogik. Vorlesungen, gehalten an der Universität Strassburg, Verlag Von A.W. Zickfeldt, Osterwieck-Harz 1922
Le lezioni di Pedagogia che diamo alla stampa sono state tenute da Simmel nel semestre invernale 1915-1916. Poiché le aule dell’università erano state adibite a lazzaretto, vennero tenute nell’Istituto botanico.
Strasburgo in quel momento era sotto il dominio dell'impero tedesco. La Grande Guerra era scoppiata l'anno precedente e il clima in aula non doveva certo essere sereno per i giovani studenti e per il professore. Quello che accadde nel mondo durante quel semestre invernale ce lo può raccontare qualsiasi libro di storia.
Leggiamo insieme la prefazione scritta nel 1922 del curatore, Karl Hauter, alla prima edizione a stampa del volume.
La "Prefazione del curatore" al libro di Simmel
(Vorrede des Herausgebers)
Le lezioni di Pedagogia che diamo alla stampa sono state tenute da Simmel nel semestre invernale 1915-1916. Poiché le aule dell’università erano state adibite a lazzaretto, vennero tenute nell’Istituto botanico. A causa degli eventi bellici erano presenti a Strasburgo soltanto pochi studenti. Per questo motivo la piccola sala del suddetto istituto fu sufficiente per permettere agli studenti presenti di seguirle senza difficoltà.
Ma proprio grazie a questa ristretta cerchia, dette a queste ore un carattere speciale e intimo. In tempi ordinari l’auditorio alle lezioni di Simmel sarebbe stato troppo piccolo; ma nonostante ciò, egli espresse i suoi pensieri con lo stesso amore e devozione.
Simmel era talmente preso dai suoi pensieri che si generavano nello stesso momento e sembravano emergere dall’immediatezza della vita. Questa peculiarità delle lezioni di Simmel era particolarmente impressionante in cerchie più ristrette. Le lezioni stampate non potranno far rivivere ciò che gli studenti hanno imparato nel rapporto vivo con il Maestro.
Per coloro che seguirono le lezioni nell’inverno 1915-1916 sembreranno nella forma come un saluto da molto lontano. Non sembra opportuno al curatore raccomandarle ad altri. Ciò che Simmel pensò e disse, non abbisogna di un’“Introduzione”. Il gruppo di Simmel, che continua a tenere insieme con la forza della sua anima persino dopo la morte, riconoscerà anche da questo libro la voce di colui che in vita fu un’indimenticabile guida.
Da sottolineare il fatto che, secondo il volere del Maestro, originariamente il manoscritto delle lezioni non era destinato alla stampa. La morte, purtroppo, ha impedito all’autore di completarlo in una delle sue classiche pubblicazioni, che sono molto caratteristiche per Simmel. Ma proprio questo stato di non perfezionamento sarà più prezioso per il lettore che avrà l’opportunità di vedere un libro di Simmel nel suo realizzarsi.
Per quanto concerne i princìpi, in base ai quali teneva le sue lezioni, egli si è espresso nel modo seguente: “Le lezioni devono avere influsso esclusivamente sul carattere/sentimento principale con il quale la giovane generazione di docenti dovrebbe approcciarsi al proprio impegno”. Al posto delle generiche raccomandazioni con le quali si cercava di influenzare le tendenze fondamentali, l’autore si sforzava di illustrare la formazione di concetti concreti. Simmel voleva prescindere da un’“integrità tecnica”. Al curatore, Simmel ha assegnato il compito “di rivedere il tutto per eventuali errori tecnici”, poiché egli desiderava che le lezioni venissero pubblicate dopo la sua morte. Il modesto lavoro del curatore consiste, dunque, nel compimento di questa disposizione. Simmel non gli ha lasciato molto da fare.
Strasburgo, dicembre 1921
Karl Hauter
«Il principio parziale e quello graduale»
Si è voluto articolare il processo della lezione in due princìpi opposti, quale il parziale e il graduale, che tuttavia non possiamo mai tener separati in modo netto. Il primo suddivide la materia in quanto tale, e inserisce progressivamente in ogni periodo scolastico un’ulteriore parte. Il secondo procedimento presenta sin dall’inizio il tutto e utilizza gli anni seguenti l’approfondimento, l’ampliamento, la specializzazione. Tale questione dei princìpi – sebbene sia essenzialmente per la scuola elementare – definisce anche le due possibilità in cui potrebbe svolgersi altrettanto ogni altra lezione in reciproca esclusione e simultaneità. Storia e matematica possono essere insegnate solo strutturalmente (nella costruzione della materia); le lingue e le scienze della natura possono rappresentare l’essenziale, il fondamentale, il quadro complessivo dell’argomento e approfondirne poi, gradualmente, i particolari. In entrambe le forme l’allievo apprende, oltre al contenuto specifico oggettivo, lo sviluppo spirituale (Entwicklung im Geistigen).
Il principio parziale
Insegnare una materiale adottando il cosiddetto principio parziale vuol dire suddividere la materiale in tante parti, tanti piccoli sotto argomenti uno concatenato all'altro, passo dopo passo. Io interpreto questo principio come il voler far raggiungere a tutti gli studenti di una classe un determinato obiettivo nozionistico prima di passare al successivo.
Su questo approccio sono poco d'accordo a meno che non venga interpretato non come far acquisire nozioni, si veda in tal senso l'insegnamento nozionistico della storia e della letteratura, ma come far acquisire comportamenti e abilità. Come per esempio l'imparare a padroneggiare uno strumento tecnico, come può essere un ago da ricamo, una curva di Bézier in grafica vettoriale, una frusta per montare gli albumi in cucina. In questo caso, va sottolineato, non si potrà comunque pretendere da parte dell'insegnante che lo studente arrivi a padroneggiare perfettamente uno strumento prima di passare all'introduzione dello strumento successivo, né si potrà pretendere che una volta trattato l'argomento dello strumento specifico si possa abbandonare tale argomento e strumento, e non parlarne mai più. Ogni ragazzo infatti, coi propri tempi e le proprie capacità, arriverà ad avere una certa abilità con uno strumento, e non si può pensare di compartimentare e parcellizzare l'apprendimento di uno strumento ad un numero di giorni esatto. Cioè non si può pretendere di insegnare a usare la frusta per montare gli albumi in 3 giorni e poi pensare che dopo 3 giorni gli studenti abbiano appreso come si usa, chi più chi meno, e chi ne ne importa.
Se penso alla matematica mi vengono in mente le frazioni. Immaginiamo di spiegare cosa siano le frazioni, cos'è il numerato e cosa il denominatore, cosa il minimo comune multiplo, il massimo comun denominatore, il tutto in due settimane. Poi: argomento chiuso. Ormai chi ha capito ha capito e chi non ha capito "ci dispiace". Semmai farà il corso di recupero o lezioni privati. Così per me è impensabile. Le frazioni si useranno tutta la vita. Esse infatti sono uno strumento utile sempre e quindi si deve continuare ad usarle. È come voler insegnare a tirare un calcio d'angolo ad un calciatore e poi dopo averlo spiegato ed aver provato per un paio di settimane, considerare l'argomento chiuso. È follia.
Il principio graduale
Il principio graduale mi appare più congeniale ad un approccio contemporaneo all'apprendimento. Contemporaneo perché oggi l'umanità ha conoscenze enormi e specialistiche in centinaia di campi e quindi nessun programma di nessuna materia sarà mai esaustico. Se utilizzassimo dunque, solo il principio parziale, o dovremmo avere a disposizione venti anni per spiegare l'intero scibile di una materiale, o dovremmo effettuare delle scelte e tagliare quello che ci sembra superfluo e che non riesce a rientrare nelle ore a disposizione per l'insegnamento della nostra materia. Oggi come oggi infatti ne sappiamo talmente tanto che il principio parziale, se preso alla lettera, è quasi inattuabile. Facciamo un esempio. Portiamo la mente avanti di altri mille anni. Avremo altri mille anni di storia da raccontare. Come potremmo utilizzare il principio parziale per insegnare storia? Che facciamo, impostiamo un programma di storia che inizi dall'uomo di Neanderthal in prima elementare e finisca col 2950 in quinta superiore tutto d'un fiato? Oppure speriamo che nel 3000 l'essere umano viva 150 anni e quindi la scuola dell'obbligo si estenderà per 25 così da avere il tempo di spiegare tutto? Follia, ancora una volta la definisco così. Portate la mente, per favore cari lettori, a materie più semplici e pratiche e ragionate coi principi di queste: la cucina, il saper far di conto, il saper custodire la propria salute e pulizia personale, il sapersi prendere cura di qualcun altro, il saper scegliere il cibo giusto, il saper gestire il proprio tempo gli impegni le attività e i progetti sul lavoro e in famiglia. Provate a pensare cosa serve per imparare a "maneggiare" queste materie e padroneggiarle. Poi chi vorrà diventare uno scrittore, il nuovo Manzoni, potrà farlo tranquillamente studiando e approfondendo da sé, e potrà aumentare le sue capacità all'università. Alla scuola dell'obbligo mi pare il caso di lasciare il compito fondamentale di formare persone e cittadini pronti alla vita che li attende e al percorso di vita che stanno già affrontando.
Per principio graduale dunque, riprendendo le parole di Simmel, si deve intendere quel «procedimento [che] presenta sin dall'inizio il tutto e utilizza gli anni seguenti [per] l'approfondimento, l'ampliamento, la specializzazione. Ancora una volta voglio usare l'esempio della cucina. Fin dal primo giorno porterò gli studenti in una cucina e mostrerò loro l'ambiente, gli strumenti, il sistema di pulizia, il sistema delle comande, il libro delle ricette, gli attrezzi, il forno, le divise ecc. Di certo non passerò in classe due anni su tre a spiegare cosa sono i diversi ingredienti, come si legge e si realizza una ricetta, quali siano gli strumenti della cucina, per poi portarli solo al terzo anno davanti ai fornelli. Convenite che sembra follia?
Il procedimento graduale, per gradi, permette allo studente di arrivare a padroneggiare una conoscenza, una abilitò, una competenza, fino al proprio grado massimo. Se io insegnante di grafico spiego il "principio del contrasto" nell'impaginazione di un prodotto editoriale e lo ripeto per tre anni, sempre con maggior approfondimento, con esempi diversi, con progetti di gruppo diversi, con compiti autentici differenti, e lo tratto e ritratto di mese in mese mirando a gradi di comprensione e abilità sempre più alti, allora ogni studente insieme agli altri potrà apprendere tale strumento in molti modi diversi, sotto molte forme diverse, con molti linguaggi differenti ed arrivare a possedere un grado di competenza personale di tale strumento. E quando sarà arrivato al suo massimo e continuerà a partecipare a lavori in cui verrà trattato un "grado superiore" di utilizzo e conoscenza di quello strumento, avrà comunque l'opportunità di partecipare insieme agli altri a tali esperienze di apprendimento, esattamente come nella vita, senza doversi sentire stupido o escluso perché non ha capito "la parte precedente (per riferirmi al principio parziale).
Considerazioni sui principi
Mi rifaccio all'esempio della materia grafica per alcune ulteriori considerazioni. Il lettore ha campito che propendo per il principio graduale, però desidero farmi capire bene.
Quando insegno impaginazione grafica prendo come pilastri sui quali poggia questa materia e sui quali poggia anche il modo in cui le persone guardano, osservano, leggono ed esplorano un elaborato grafico, ovvero i 4 principi sopra citati: contrasto, allineamento, vicinanza, ripetizione.
Se dunque per insegnarli userò il principio graduale sia chiaro che non riproporrò per 3 volte ogni anno scolastico, e per tre anni di seguito, questi stessi 4 principi come 4 argomenti di studio e pratica, alzando sempre l'asticella. Lavorerò insieme ai ragazzi invece, ad elaborati grafici sempre più complessi dal punto di vista del processo di realizzazione e degli strumenti tecnici coinvolti (sempre più avanzati), e nel lavorare a questi progetti di elaborati (e con questo termine intendo qualsiasi tipo di prodotto grafico) farò sempre riferimento ai suddetti principi cercando di affinare sempre di più la consapevolezza, l'utilizzo nella progettazione grafica, e insegnando ai ragazzi anche a valutare attraverso questi capisaldi il proprio lavoro e il lavoro del degli con criticità e confrontandosi. Ecco cosa intendo per uso del principio graduale. È come un apprendistato di tre anni di falegnameria e carpenteria in legno, dove gli strumenti principali saranno il contrasto, l'avvicinamento, la ripetizione e la prossimità. Durante questo apprendistato si realizzeranno insieme tanti prodotti diversi anche con l'uso di strumenti aggiuntivi. In questo modo gli strumenti si padroneggeranno sempre meglio. Ai principi grafici inoltre, intesi come ambiti e categorie, si potranno collegare gli strumenti tecnico-grafici principali. Ad esempio l'uso degli elenchi puntati e numerati sarà uno strumento che farà parte della categoria "allineamento e ripetizione" e che verrà usato per gli elenchi, i sottoelenchi, le liste dei piatti nei menù dei ristoranti, gli specchi di approfondimento nei libri, i sistemi di navigazione primaria e secondaria dei siti web, gli indici analitici dei libri, fino ad arrivare agli outline e alle mappe mentali.
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