L'esperienza del progetto «Strade Maestre» raccontata da «il manifesto»
Articoli raccolti da «il manifesto» del 26 aprile 2025
Premessa
Se non conoscete Strade Maestre allora «andate subito ad informarvi». Così ci apostrofava sempre il professor Pitocco di storia moderna all’università. Si tratta di un progetto straordinario: leggere per credere.
La «strada maestra» si impara all’aperto
SCUOLA Otto studenti e tre professori stanno trascorrendo l’anno scolastico attraverso l’Italia: lezioni di vita camminando tra boschi, borghi, libri. Un incontro
Napoleone Bonaparte, quando si trattava di dare battaglia, diceva si comincia e poi si vede…ecco, con Strade Maestre possiamo dire che è andata un po’ così ». Marco Saverio Loperfido, filosofo, educatore e scrittore, uno degli ideatori del progetto di Scuole Maestre, utilizza questo aneddoto storico per spiegare lo spirito con cui l’idea di una scuola in cammino è diventata realtà. Dal 17 settembre otto studenti e tre professori-guide stanno trascorrendo l’anno scolastico con lo zaino in spalla attraverso l’Italia: le aule sono diventate i boschi, i borghi, i sentieri, i libri le persone. Una sfida mai realizzata prima e che per partire ha avuto bisogno di qualcuno che gettasse il cuore oltre l’ostacolo. Perché non c’erano tutte le certezze, e men che meno i soldi. «Più ne parlavamo più vedevamo crescere l’entusiasmo, e a un certo punto non puoi più sottrarti – spiega Marco – e quindi anche se non avevamo ancora l’itinerario completo, i fondi per pagare il progetto, anziché rimandare di un altro anno, abbiamo aperto le iscrizioni, così da non poter più tornare indietro».
PARTITI DA ORVIETO HANNO SCANDAGLIATO la Tuscia e dopo un salto a Roma hanno raggiunto Civitavecchia per imbarcarsi verso la Sicilia. Dopo la pausa natalizia si sono ritrovati in Calabria, da dove hanno cominciato a risalire l’Italia, passando per la Puglia, approdando in Campania, poi di nuovo il Lazio, a seguire la Toscana e l’Appennino tosco -emiliano, dove li intercetto con 240 giorni di cammino alle spalle e mille chilometri percorsi. I tragitti sono quelli antichi come il Materano o la via Francigena, i nomi delle tappe sono prevalentemente di luoghi che ci risultano sconosciuti e che hanno ospitato il progetto in oratori, palestre, conventi, scuole, teatri. Si cammina e si studia, a volte le due cose avvengono insieme. «Il nostro sogno era quello di creare una scuola diversa, alternativa, che attingesse al territorio, alle relazioni fra di noi», dice Roberta Cortella, docente, regista di documentari e autrice di serie Tv, una delle tre insegnanti guida assieme a Marco e allo storico Marcello Paolocci, che per realizzare il progetto hanno fondato la cooperativa Camminamenti.
L’ESPERIMENTO È RIUSCITO. Nonostante la fatica e gli inevitabili momenti di crisi, come a febbraio quando faceva freddo, si era già percorso molta strada e allo stesso tempo ne mancava ancora tanta e diversi ragazzi hanno chiesto di andare a casa qualche giorno. Per poi tornare. Adesso è primavera, l’aria è mite, l’esperienza si è accumulata e si ha la netta sensazione di avercela fatta. E quindi nonostante la stanchezza, quello che si percepisce camminando assieme a loro è quello stesso entusiasmo che ha fatto partire tutto.
«QUANDO MI È STATO PROPOSTO di partecipare a questo progetto ci ho dovuto pensare un po’, pensavo a quello che avrei lasciato per un anno, la mia famiglia, i miei amici, il mio fidanzato, lo sport, ma in realtà non ho perso niente, mentre ho guadagnato un sacco di esperienza». Anna è una studentessa di Scienze Umane, quest’anno deve affrontare la maturità. Gli incontri con le persone e i luoghi, dice, l’hanno anche aiutata a capire dove dirigersi in futuro. «In ottobre abbiamo fatto un incontro con operatori di montagna terapia, che aiuta persone svantaggiate a livello psicologico o fisico a curarsi: parlandoci ho capito che è una cosa che mi piacerebbe molto fare, perché unisce il corpo e la mente».
EDOARDO HA 19 ANNI, DUE BOCCIATURE alle spalle e cammina spedito con il suo bastone: «La scuola non era il mio ambiente, non le davo tutta questa importanza, ma imparare in questo modo è tutta un’altra cosa». Che cosa significa apprendere in profondità attraversando fisicamente i luoghi avviene sotto i miei occhi mentre si cammina lungo la linea gotica, tra Marzabotto e Montesole, sostando ai memoriali, leggendo le lapidi, incontrando i testimoni del prezzo che la popolazione civile pagò alla liberazione dal nazi fascismo; ogni tappa è occasione non solo di conoscenza ma anche di riflessione spontanea e di attualizzazione: Gioele, studente del Liceo Artistico di Grosseto, dopo che Edoardo ha letto l’insegna che ricorda gli eccidi di Maccagnano e Creda, richiama la canzone di De Andrè La guerra di Piero per dedicare un pensiero a quelli che come Piero si rifiutarono e a causa di questo morirono dimenticati; lungo un sentiero tematizzato da cartelli che richiamano la costituzione frutto di quel sacrificio, l’articolo 13 sulla tutela delle persone in regime di detenzione fa emergere la storia di Stefano Cucchi di cui i ragazzi non erano a conoscenza.
IL RICORDO DELLA STRAGE DI CIVILI CHE SI ERANO rifugiati nella chiesa di Montesole inevitabilmente manda il pensiero a Gaza. L’apprendimento non è solo esperienziale: a Strade Maestre si studia anche sui libri, o meglio, sui tablet. Una volta raggiunta la meta del giorno, si fanno lezioni con gli insegnanti a disposizione, dal vivo oppure da remoto. C’è un registro, i programmi, e anche gli esami.
PER VERIFICARE LA PREPARAZIONE dei ragazzi, nel mese di marzo è stata organizzata una commissione esterna che ha fatto fare prove scritte e orali su tutte le materie. Risultato? «Al di sopra delle mie aspettative – dice Marco – io sono un ottimista, ma mi hanno sorpreso. Gli insegnanti che li hanno esaminati, che non li conoscevano, ci hanno detto che sono ragazzi che ragionano, che si orientano, che non bluffano: se una cosa non la sanno, lo dicono, oppure provano ad arrivarci». Il potenziale didattico di una scuola in cammino viene confermato anche da Davide, uno studente di pedagogia che sta transitando a Strade Maestre per scrivere la sua tesi di laurea, dove metterà a confronto la didattica esperienziale con quella tradizionale. Dalla sua indagine è emerso che per tutti gli studenti coinvolti, il movimento del corpo è come se attivasse l’apprendimento e favorisse il consolidamento delle conoscenze e rendesse i ricordi più nitidi.
UNA CONDIZIONE NON REGALATA. Sia a detta degli insegnati che degli studenti, ci è voluto tempo e impegno per acquisire un ritmo e una disciplina. «A volte arrivi che hai camminato dieci ore, ti fai la doccia, magari devi fare il bucato o lavare i piatti, non è facile mettersi a studiare, ma alla fine lo fai. Con Strade Maestre ho imparato a trovare degli spazi che non pensavo di riuscire a trovare» dice Neri, studente diciottenne di Firenze con la passione del parcure, che spesso trovo abbozzolato nella sua amaca con un libro in mano.
ORGANIZZAZIONE, ADATTAMENTO, apertura: fanno parte di quella che è, fuori di retorica, anche una scuola di vita. «Quando cammini hai molto tempo per pensare, vedi quello che nella vita normale non riesci a vedere – dice Edoardo- io mi sento veramente un altro e ne sono orgoglioso». Tra gli studenti italiani c’è anche una «Erasmus»: la vulcanica Lovelia, che viene dal deserto Australiano e per caso, mentre era in Italia a fare un intercambio di qualche mese, è venuta a conoscenza del progetto. «Quando ho sentito che si faceva scuola camminando per l’Italia non ho avuto dubbi: era la cosa perfetta per me». Di ritorno in Australia si è messa a lavorare alcuni mesi per poter riprendere un volo per l’Italia e partire con Strade Maestre.
IN QUELLO CHE È CONSIDERATO L’ANNO «ZERO» di Strade Maestre, gli organizzatori hanno posto una sorta di retta di 8 mila euro, necessaria per coprire l’offerta e il viaggio. «Questa cifra però non ha mai rappresentato un vincolo – spiega Marco – se qualcuno non era nelle condizioni di pagare tutto o una parte, ci siamo attivati per trovare delle possibilità». In alcuni casi degli studenti hanno usufruito di «zaini-studio», molte tappe sono state organizzate tramite contatti che hanno permesso di azzerare le spese e, fatto non scontato, le guide-insegnanti non hanno ricevuto alcun compenso
IL PROSSIMO ANNO CI SARÀ UN SECONDO ANNO zero, mi anticipa Marco, con qualche studente in più e una retta più alta, comunque in base all’ISEE, necessaria per poter retribuire gli insegnanti-guide. L’auspicio è quello che Strade Maestre ispiri e motivi il sistema scolastico a inserire il «cammino» nel programma: se non tutto l’anno, almeno per alcuni giorni, magari le prime settimane di scuola. E’ un progetto ancora in cammino, che aggiusta il tiro man mano che avanza. Come Napoleone.
«La pedagogia del bosco ci rimette in connessione con il mondo che ci ospita»
INTERVISTA Selima Negro di «Fuori dalla Scuola»
Lo diceva già Rousseau: c’è un libro sempre aperto per tutti gli occhi: la Natura. L’Outdoor Education, letteralmente «educazione all’aperto», è una strategia educativa che promuove le esperienze dirette a contatto con la natura e che si sta sempre più diffondendo nel nostro panorama attuale.
Dal 14 al 17 aprile scorsi la città di Rimini ha ospitato la conferenza annuale di EOE (European Institute for Outdoor Adventure Education and Experiential Learning ), rete europea di ricercatori, insegnanti ed educatori impegnati nel campo di questo modello di istruzione. Sono stati tre giorni molto densi di seminari, laboratori, escursioni, con partecipanti provenienti da tutta Europa, spaziando attraverso ogni ciclo scolastico.
Fra i relatori della conferenza vi è Selima Negro, educatrice e scrittrice, fondatrice dell’associazione Fuori dalla scuola e formatrice di pedagogia del bosco.
Qual è lo spirito della conferenza e come si è articolata?
La conferenza è uno spazio di confronto e incontro per operatori, insegnanti e ricercatori che si occupano di Outdoor Education. Lo spirito dell’EOE è quello di mettere in contatto sia chi lavora sul campo che chi fa ricerca e insegna in università, per creare forti connessioni fra le teoria e la pratica. Parte della conferenza è dedicata alla condivisione delle ricerche in corso su varie esperienze e approcci di OE, sia orali che in forma di poster. Inoltre ci sono dei momenti di workshop finalizzati alla condivisione di buone pratiche e riflessioni. Ovviamente sono molto importanti anche tutti i momenti informali dove è possibile confrontarsi con colleghi che si occupano di Outdoor Education in tutta Europa (e nel mondo). Quest’anno è stata organizzata con il sostegno dell’Università di Bologna e il Centro Ippogrifo di Rimini.
Quale il suo contributo alla conferenza?
Quest’anno ho avuto il piacere di essere invitata a tenere uno dei key-note speech, per raccontare la nostra esperienza che ci ha portato negli ultimi 10 anni a sperimentare progetti basati sull’approccio della pedagogia del bosco, un orizzonte che mette al centro dell’apprendimento esperienze di lungo periodo di gioco spontaneo all’aperto in luoghi selvatici. Ho raccontato di come i bambini e le bambine che abbiamo accompagnato in questi anni sono riusciti a costruire una solida relazione con se stessi e con i luoghi che abitano, riuscendo a stare nella complessità del mondo in cui viviamo, senza mettere al centro sempre l’esperienza dell’essere umano ma costruendo negli anni una forte consapevolezza delle connessioni fra esseri umani, altri animali ed elementi naturali.
C’è più interesse da parte degli insegnanti, ma la burocrazia del sistema scolastico è un limite
Quali sono le tipologie di esperienze più diffuse ed efficaci nel metter in pratica una vera «outdoor education»?
Negli ultimi anni si è sempre più consapevoli che le parole chiave per una buona educazione all’aperto sono la connessione con i luoghi e il benessere delle persone. Quindi tutte quelle esperienze che partono dai bisogni e dai desideri di insegnanti e bambini/ragazzi, che privilegiano le possibilità date dai luoghi dove si abita, che abbiano come valori centrali la riflessività e l’inclusione. Non si tratta di «fare lezione all’aperto» ma vivere esperienze significative immersi nel mondo che ci ospita, potendo trovare una propria dimensione di benessere, anche nella complessità e nelle inevitabili difficoltà che incontriamo. Noi nello specifico proponiamo di rimettere il gioco spontaneo al centro dell’esperienza di bambini e ragazzi, che di fatto è la modalità della nostra specie per creare connessioni tra sé e il mondo e purtroppo è invece sempre meno presente in una quotidianità che tra scuola e attività pomeridiane è sempre più iperorganizzata dagli adulti.
A che punto siamo in Italia con questo modello educativo e il suo recepimento da parte del sistema d’istruzione pubblica?
Negli ultimi anni c’è stato sempre più interesse da parte degli insegnanti, purtroppo alcuni limiti intrinseci a questo sistema scolastico, che mette al centro la burocrazia più che le persone, non rendono facile la diffusione di progetti che per loro natura ti aprono al fuori, alla contaminazione e anche all’imprevisto. Esperienze positive si riescono a realizzare soprattutto quando si riesce a creare una buona alleanza tra scuole e famiglie. Forse proprio un elemento che potrebbe sostenere il diffondersi di questo tipo di esperienze e non delegare totalmente alla scuola la responsabilità di rispondere ai bisogni educativi di bambini e ragazzi, che sono una responsabilità diffusa di tutta la società. Sarebbe utile valorizzare le connessioni tra diverse professionalità, proprio come facciamo nell’EOE, per creare scambi virtuosi e trovare soluzioni creative per rendere possibile per sempre più bambini e ragazzi esperienze significative all’aperto.
Il potere terapeutico e inclusivo del movimento in natura
AMBIENTE «Escursione Sospesa» è un progetto di A.S.D Around The WOD, associazione sportiva dilettantistica costituita ed attiva sul territorio dal 2017
Autore: Ansa
Una numerosa e variegata compagine di persone una decina di giorni fa si aggirava nel Parco Storico di Montesole per poi salire sulla vetta dove si trova il cippo della Brigata Partigiana Stella Rossa e quello dedicato ai caduti della strage di Marzabotto. Cose peculiari si potevano osservare in quello strano gruppo, come una ragazza australiana che in inglese traduceva a un ragazzo del Gambia il racconto che strada facendo veniva fatto di quei luoghi della memoria.
ALCHIMIA CREATA DALL’INCONTRO di Strade Maestre e Escursione sospesa-la montagna inclusiva, un progetto che si avvale del potere terapeutico del movimento in natura come strumento di auto accettazione e inclusione. E’ stato un incontro naturale oltre che provvidenziale per tutti: per Strade Maestre, che per tutto il tragitto fra Pistoia e Bologna si è vista accompagnata e supportata al 100 %, anche negli aspetti logistici; per i frequentatori di Escursione sospesa, alcuni dei quali si sono innamorati della dimensione di Strade Maestre e hanno voluto camminare con gli studenti per tutta la settimana, dormendo e mangiando con loro, compiendo passi in avanti da gigante nel cammino di vite personali costellate di vari ostacoli.
Il progetto è stato pensato per minori e adulti provenienti da diversi centri di assistenza e accoglienza
IL PROGETTO E’ PENSATO PER MINORI ed adulti provenienti dai Centri Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), Comunità residenziali per minori, Centri diurni, Cooperative Sociali, Comunità terapeutiche, Case famiglia. Gli eventi escursionistici sono aperti a tutti, in forma gratuita per i beneficiari, mentre persone private interessate all’itinerario e all’iniziativa possono contribuire a finanziare il progetto attraverso il pagamento corrispettivo al prezzo di un’uscita giornaliera. In questo modo durante le uscite viene così incentivato l’incontro con «l’altro», la condivisione di conoscenze, esperienze e capacità. Si utilizza il grande potenziale che risiede nella natura e nei suoi scenari per avvicinare i destinatari del progetto al movimento e alla socialità e conseguentemente contrastare alcuni disturbi come obesità, ludopatia, disturbi dell’umore e della personalità, dipendenze.
GLI SPORT OUTDOOR CON LA PRATICA di discipline come canoa, sup (acronimo di stand-up paddle), canyoning, rafting ed ovviamente l’escursionismo, possono essere catalizzatori di stimoli ed emozioni che gestite adeguatamente possono favorire una crescita più equilibrata dei minori e degli adulti.
«ESCURSIONE SOSPESA» è un progetto di A.S.D Around The WOD, associazione sportiva dilettantistica costituita ed attiva sul territorio dal 2017, nata dall’iniziativa di tre amici desiderosi di rendere più fruibile lo sport in natura, con un forte legame con iniziative in ambito sociale e umanitario. Grazie alle raccolte fondi che si sono tenute in tantissime palestre sul territorio bolognese, l’associazione è riuscita a costruire attrezzature esterne per l’allenamento a corpo libero presso la Ntc school di Kaliro, utilizzando materiale locale di scarto e collaborando con la manodopera locale.
INOLTRE, ATW HA FINANZIATO l’organizzazione dell’escursione sul Monte Kagulu, coinvolgendo più di ottanta studenti della scuola. Proprio l’esperienza a Kaliro ha ispirato, in Italia, la realizzazione del progetto Escursione Sospesa – la montagna inclusiva.