La scuola sono io
Una riflessione personale sulla responsabilità educativa, tra moniti, maestri interiori e scoperte inattese
Lascuola sono io
Un monito: «Lei è maestro di sé»
La settimana scorsa ho avuto la fortuna di incontrare un altro illustre professore italiano, il prof. Riccardo Romagnoli.
Giusto qualche settimana fa infatti, avevo avuto l’opportunità di visitare la scuola parentale “Parco della gratitudine” a nord di Roma, appena fuori dal GRA. Lì ho conosciuto i due fondatori Susanna e Maurizio che mi hanno accolto in una maniera inaspettatamente piacevole. Abbiamo fatto una lunga chiacchiera sulla scuola, sui metodi, sugli strumenti, sulle tecniche, sui perché, sulle conquiste di un’educazione che ha guadagnato, dopo molte riflessioni, una più “profonda comprensione”. Il professor Maurizio Maglioni, che stimo a ammiro, è autore di due dei libri che più hanno influenzato il mio pensiero: Capovolgiamo la scuola. Le cinque leve Flipnet per un nuovo sistema educativo e Il compito autentico nella classe capovolta. Guida alla costruzione di attività creative e sfidanti per la scuola primaria e secondaria.
Come dicevo in apertura, durante il ponte della Liberazione di quest’anno, sono stato fortunatamente ospite del professor Romagnoli, che gentilmente ha rilasciato una lunga intervista. L’intervista verrà pubblicata su queste pagine nei prossimi mesi.
Una frase del professore mi ha profondamente colpito:
Il professore: »Lei ha bisogno di una strada sua, perché lei non si allinea al resto, ho capito bene?»
Io: «È una vita che cerco maestri.»
Il professore: «No, io non sono maestro di nessuno! Lei è maestro, lei è maestro di sé. Ha capito?»
Le parole del professore hanno risuonato in me come un monito. Il prof mi ha anche detto: «Se vuoi realizzare qualcosa allora fallo, perché hai 44 anni e te ne mancano sei prima che sia troppo tardi.» So bene che il tempo a disposizione non è infinito e l’ho compreso bene. Ho promesso al prof di impegnarmi per capire come realizzare quello che desidero.
Il maestro, gli insegnamenti e i compagni sono dentro di noi
Il monito del prof mi è tornato ancor più vivo nella mente ieri sera, leggendo uno degli ultimi capitoli della vita del Buddha scritta da Thich Nhat Hanh. Ecco il racconto.
Seduto accanto al Buddha, il venerabile Ananda disse con voce sommessa: “In tutti gli anni trascorsi insieme, non ti avevo mai visto stare così male. Mi sentivo paralizzato. Non riuscivo a pensare con chiarezza né a svolgere i miei compiti. Nessuno credeva che ti rimettessi, ma io dicevo tra me: il signore Buddha non ci ha lasciato il suo testamento, per cui non entrerà ancora nel nirvana. Solo questo pensiero mi ha salvato dalla disperazione”.
“Ananda” disse il Buddha, “cos’altro, tu e il sangha, vi aspettate da me? Ho insegnato il Dharma in tutta la sua estensione e profondità. Pensi forse che abbia tenuto nascosto qualcosa ai dhikkhu? Ananda, l’insegnamento è il vero rifugio. Tutti facciano dell’insegnamento il proprio rifugio. Vivete secondo l’insegnamento. Tutti siano una lampada a se stessi. Ananda, il Buddha, il Dharma e il Sangha, sono in ogni persona. La potenzialità dell’illuminazione è il Buddha, l’insegnamento è il dharma, la comunità dei praticanti è il Sangha. Nessuno può privarvi del Buddha, del Dharma e del Sangha che sono dentro di voi. Esse sono il vero rifugio. Un bhikkhu che dimora nella presenza mentale e contempla il corpo, le sensazioni, la mente e gli oggetti mentali, è come un’isola in se stesso. Egli possiede il più vero dei rifugi. Nessuno, neppure un grande maestro, può essere un rifugio più saldo della vostra stessa isola di consapevolezza, delle Tre Gemme dentro di voi.”
Queste parole del Buddha, come quelle del professor Romagnoli hanno risuonato come una campana dentro di me, amplificando l’effetto del monito recepito qualche giorno fa. Le parole del Buddha hanno destato il mio orgoglio e una voce dentro di me mi ha sussurrato, anzi ha gridato: «LA SCUOLA SONO IO»
«Il bambino è il maestro»: adesso capisco cosa voleva dire
La scuola sono io. «Ma va là!» starete pensando voi. Eppure a me la frase «La scuola sono io» dice qualcosa di potente, anche se di primo acchito l’affermazione potrebbe apparire decisamente presuntuosa. Però ha un non so che di autentico.
È così che mi sono ripromesso di scriverci un articolo. Detto, fatto.
Prima di scrivere un articolo però, mi documento sempre e una delle cose che faccio è scrivere il titolo. In questo caso è stato facile: La scuola sono io. La seconda cosa che faccio di solito, nel processo di stesura, è andare su google.com e vedere cosa hanno scritto gli altri di quell’argomento che vorrei trattare. Mi sono dunque collegato a google.com ed ho cercato «la scuola sono io», e con mia grande sorpresa è uscita fuori un’intervista a Grazia Honegger Fresco. Il mio cervello a quel punto ha fatto cortocircuito: un monito di un grande maestro (Romagnoli), un monito del grande Maestro (Gautama), e una lezione della grandissima pedagogista montessoriana Grazia Honegger Fresco. Qualcosa mi dice che c’è sotto di più.
Ecco cosa ho trovato al primo posto su google.com:
Intervista a . “La scuola sono io” puntata del 18 gennaio 2013 di Laser, il magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale di RETE DUE, canale della RSI, la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (Fonte: sito di RSI)
La puntata audio propone interventi di:
Grazia Honegger Fresco, educatrice, scrittrice, esperta di educazione attiva, allieva di Maria Montessori
Lidia Celi, educatrice, coordinatrice dei corsi di formazione presso l’Opera Nazionale Montessori, allieva Montessori
Enrica Baldi, educatrice, docente di Scienza della Comunicazione, formatrice Montessori
Le maestre delle scuole Montessori di Roma e Lugano
La scuola sono io
Non è una provocazione, ma una presa di coscienza. La scuola che sogno, la scuola che desidero, la scuola che manca… comincia da me.
Ogni volta che apro la porta, ogni volta che sorrido a uno studente, ogni cento volte che dico loro «buongiorno» al mattino, ogni volta che ascolto, pulisco, contemplo, sbaglio, rido o piango, e piango tanto: quella è la scuola.
Non sono un docente, ma non serve. Non serve il titolo per essere presenti. Non serve la cattedra per prendersi cura.
Forse è proprio questo il punto: la scuola non è un luogo, è un’azione. E quando quell’azione è compiuta con consapevolezza, amore e responsabilità, chiunque può dire: “La scuola sono io”.
E tu? Riesci a sentire, almeno un po’, che anche tu sei scuola?