Incontri
Sta tutta negli incontri l'essenza dell'educazione, della scuola della vita. Provate a pensare se si nascesse, sopravvivesse fortunosamente senza nessuno, e poi si fosse sempre soli, che vita sarebbe?
Tempo fa scrissi delle riflessioni sui temi della ricerca, dell'incontro, della frontiera, ed un esperto educatore mi fece notare che i miei pensieri erano simili a quelli dei pre-adolescenti da lui seguiti. Probabilmente lo sono. Sono ingenui, semplici. Credo che questa vita, inspiegabile, sia nelle cose più semplici. Tante sono state le letture sui temi più svariati, i racconti che ho letto delle vite degli altri, i resoconti dei fatti storici. I primi, le letture e i saggi, raccontano le invenzioni cui l'uomo ha dato vita per spiegarsi il mondo, catalogarlo, e dargli forma, i secondi, i racconti, rappresentano le vite degli altri e la maggio parte delle volte si tratta di persone morte da tempo, gli ultimi, i resoconti dei fatti, rappresentano un punto di vista sui fatti passati. In nessun modo si possono porre domande ai testi per saperne di più. Ecco perché alla fine, tolte le letture più o meno aride, non restano che gli incontri. Sono le persone in carne ed ossa, le loro vite, i loro pensieri, il loro modo di vedere il mondo, ad offrire oggi il loro punto di vista, a lasciarsi interrogare, sono loro che costruiscono insieme a noi il presente comune.
È per questo che mi arrabbio quando a scuola cerchiamo di insegnare ciò che riteniamo sia meglio da insegnare agli altri, senza consultarli, senza offrire loro nessuna voce in capitolo. Facendo così perdiamo l'occasione di incontrare gli altri, i ragazzi, di conoscerli, perdiamo l'occasione di vivere e non facciamo altro che recitare la parte di un personaggio: recitiamo la parte di noi stessi nel film che racconta la nostra vita. Dovremmo invece vivere con le orecchie spalancata, ne abbiamo due apposta, mentre abbiamo una sola bocca.
Incontri. Gli incontri più belli si fanno quando scopriamo i mondi dei ragazzi, la loro realtà, le loro esperienze. È così che il nostro tempo si dilata, ovvero che alla nostra vita si aggiungono altri giorni ed altri episodi. Si tratta dei giorni che i ragazzi ci raccontano, condividono col resto dei compagni, che ci regalano aggiungerei. Quando questo capita in una mattina d'inverno, quella mattina di 4 o 5 ore diventa una settimana di 40 grazie ai mondi che i ragazzi ci presentano, ai luoghi dove ci portano, lungo le strade della loro vita, dove ci conducono, ci accompagnano, noi tutti facciamo loro da compagni di viaggio, ascontandoli.
Gli incontri. Gli incontri sono innanzi tutto quelle situazioni in cui per la prima volta incontriamo un nuovo ragazzo. Questi sono incontri di scoperta vicendevole, di avvicinamento, sono il primo contatto con un altro mondo interiore, quello del giovane che ci troviamo di fronte. E anche del gruppo che ci troviamo di fronte. In secondo luogo si possono definire incontri anche tutte quelle volte in cui ci troviamo nuovamente di fronte ai ragazzi, in una situazione di apprendimento formale, non formale o informale, ovvero in ogni situazione. Stare insieme ai ragazzi è sempre una situazione di incontro, si incontrano due mondi il nostro e il loro, ci si aggiorna vicendevolmente sui fatti accaduti, ci si sintonizza e si impara l'uno dall'altro, si cresce insieme, si impara sempre.
Gli incontri. L'incontro non è una metafora. Non c'è alcuna metafora in quello che sto scrivendo. Probabilmente non serve alcuna metafora per descrivere l'incontro coi ragazzi, e nemmeno per descrivere la relazione educativa. E se le metafore posso aiutare ad avvicinarsi al significato di educazione, le metafore comunque non servono per descriverla e definirla. Ciò che serve è invece aver desiderio di incontrare il ragazzo e il suo mondo, la sua esperienza, per ascoltarsi insieme. Al centro dell'educazione c'è la relazione educativa (Felini, 2020), che ne costituisce il fulcro, e la relazione educativa inizia quando gli educatori aprono cuore ed orecchie all'incontro.