«Il prof lo immagino come un bel prato fiorito»
Educare è verbo delicato.
— Margherita Zoebeli
Così soleva dire Margherita Zoebeli aggiungendo che questo verbo va trattato bene affinché non si sciupi.
Qualche giorno dopo aver ricevuto nel 1989 la laurea honoris causa in pedagogia all'università di Bologna, Margherita Zoebeli scrisse ad Andrea Canevaro scusandosi per essere stata brusca durante la cerimonia. Il fatto era che solo dopo un paio di settimane dal conferimento della laurea era riuscita finalmente a capire quale opportunità le fosse stata offerta, ovvero quella di far sì che la sua esperienza divenisse una proposta.
Negli ultimi dieci anni di vita, personalmente, sono passato dal riflettere su quella che era ed è ancora una passione per il mondo della scuola, al prendere coscienza della mia "vocazione d'educatore", dopo un lungo discernimento e non poco patire.
Affermare che "mi sento un educatore" sono parole un po' pretenziose, anche se lavoro dentro una scuola e se tento di essere uno scout. Ma immagino che a questo punto non lo si possa negare più.
Le tante idee e proposte che ho in testa non aspettano altro se non di avere l'occasione di diventare esperienze, esperienze che possano andare al di là di quelle poche già trascorse.
Nel 2021 uno studente dei miei corsi mi ha paragonato ad un prato fiorito. Non sto scherzando, guardare per credere.
La mia vita è iniziata all'alba di lungo inverno e la primavera, in cuor mio, è lenta a venire. Ma loro, i ragazzi, vedono nella nostra testimonianza i fiori più belli dell'essere un adulto ed un educatore.
Sono tanti anche i loro fiori che mi auguro di poter vedere sbocciare davanti ai miei occhi. Intanto io continuo, come cerco sempre di fare con loro, a farmi coltivare i terreni buoni che altri mi ha fatto incontrare e che meglio ho scoperto nel tempo, e a farmi seme.