Domande pervenute alla redazione circa la Flipped Classroom
Cosa sapete dell'apprendimento capovolto e della Flipped Classroom? Cos'è secondo voi la classe capovolta?
Nel 2012, su una testata giornalista on-line, il "The Daily Riff", comparve un articolo in cui l'autore cercava di rispondere alle numerose domande pervenute alla redazione circa la Flipped Classroom, in seguito ai numeri post virali pubblicati nei mesi precedenti dalla stessa rivista. Per farlo l'autore contattò un noto professore americano Jon Bergmann chiedendogli se poteva condividere alcuni dei feedback che stava ricevendo alla luce del notevole interesse su questo argomento. Il tempismo non avrebbe potuto essere più perfetto poiché stava per partire per una conferenza proprio sulla classe capovolta.
Eccone un estratto che ci aiuta ad introdurre l'argomento:
La classe capovolta non è:
Sinonimo di video online. Quando la maggior parte delle persone viene a conoscenza della classe capovolta, tutto ciò cui pensano sono i video. Sono l'interazione e le attività di apprendimento significative che si verificano durante il tempo trascorso faccia a faccia ad essere più importante.
Sostituzione degli insegnanti con i video.
Un corso online.
Studenti che lavorano senza struttura.
Studenti che trascorrono l'intera lezione a fissare uno schermo del computer.
Studenti che lavorano in isolamento.
La classe capovolta è:
Un mezzo per aumentare l'interazione e il tempo di contatto personalizzato tra studenti e insegnanti.
Un ambiente in cui gli studenti si assumono la responsabilità del proprio apprendimento.
Un'aula in cui l'insegnante non è il "predicatore che parla dal pulpito", ma la "guida al fianco" dei ragazzi.
Una mix di «istruzione diretta» e di apprendimento costruttivista.
Un'aula in cui gli studenti che sono assenti a causa di malattie o attività extra-curriculari come atletica o viaggi o stage, non vengono lasciati indietro.
Una lezione in cui il contenuto viene archiviato permanentemente per una revisione o per delle ripetizioni.
Una classe in cui tutti gli studenti sono impegnati nel loro apprendimento.
Un luogo in cui tutti gli studenti possono ottenere un'istruzione personalizzata.
Chiudiamo con una introduzione video dando la parola a Graziano Cecchinato che spiega, sito di RAI scuola, la rivoluzione che avviene in classe.
Un trentino traduce il primo libro sulla Flipped Classroom
Il 12 marzo 2014 sul sito flippedlearning.org, il network che aveva raccolto le esperienze di molti insegnanti, è stata notificata la definizione ufficiale di “Apprendimento capovolto”, qui nella traduzione del maestro cembrano Sergio Vastarella:
L’apprendimento capovolto è un approccio pedagogico in cui l’istruzione diretta si sposta dallo spazio di apprendimento di gruppo allo spazio di apprendimento individuale, e il risultante spazio di gruppo è trasformato in un ambiente d’apprendimento dinamico, interattivo, dove l’educatore guida gli studenti mentre loro applicano i concetti e s’impegnano creativamente nella materia.
È stato proprio il trentino Sergio Vastarella a tradurre nel 2012 per i tipi della Giunti il libro dei due professori americani.
Il Manifesto delle Avanguardie educative
Nel 2014, il 6 novembre 2014 a Genova, il progetto Avanguardie Educative dell'istituto INDIRE, a quasi cento anni dalla nascita dello stesso, si trasforma in un movimento e pubblica il suo Manifesto.
Un articolo ci parla del cambio di paradigma
Nel 2014 in una rivista del Gruppo Editoriale La Scuola Sei compariva nella rubrica "Scuol@ digitale" un artico in cui spiegava bene cosa fosse la flipped classroom. Lo si faceva partendo dalle considerazioni fatte da un professore universitario che sul finire degli anni '90 per primo aveva iniziato ad utilizzare questo approccio, prima di giungere alla sua sistematizzazione teorica e applicativa di Bergmann e Sams. Si tratta della prima applicazione documentata, fatta da Eric Mazur, un docente di Fisica e Fisica applicata ad Harvard. Si possono trovare su Youtube numerosi contributi.
L'articolo in lingua italiana del 2014 e un importante articolo del 2012 di Bergmann e Sams ci aiutano a capire meglio come la Flipped funzioni più efficacemente della lezione frontale, attivando gli studenti e portandoli ad apprendere facendo.
È interessante leggere come Bergmann e Sams spieghino cosa la Flipped Classroom non sia per meglio far comprendere tale pratica. Rimando all'introduzione per questo.
Promotori di una didattica attiva
Nell'opera di Bergmann e Sams e nel Manifesto delle Avanguardie non si possono non cogliere i rimandi e i legami profondi con quella didattica attiva promossa da molti notevoli attori del mondo pedagogico degli ultimi cento anni. Ecco i più significativi a mio avviso:
Dewey
Montessori
Pizzigoni con il suo modello di scuola rinnovata di cui ancora oggi sopravvive l'Istituto Comprensivo Rinnovata Pizzigoni nel quartiere della Ghisolfa a Milano dove 100 anni fa c'era solo campagna e una linee di tram. Su Youtube la Miro Film e una maestra hanno messo a disposizione il documentario di un anno intero di una quinta elementare.
Margherita Zoebeli a Rimini dopo la fine della 2ª guerra mondiale il cui spirito ancora oggi vive nel CEIS (Centro educativo Italo Svizzero) la più bella scuola elementare al centro di Rimini.
Mario Lodi il maestro di Piadena il cui documentario RAI del 1978, del regista Vittorio De Seta, presente su Youtube, lascia ancora oggi a bocca aperta: «Quando la scuola cambia» del 1978 del regista Vittorio De Seta,
Tullio De Mauro che di Lodi fu amico e promotore
Alberto Manzi quello dei corsi di italiano in TV agli inizi degli anni '60 che ha insegnato per tutta la vita alle scuole elementari bandiera di Roma. Su RAI Play si possono oggi le lezioni in bianco e nero del format "Non è mai troppo tardi", imitato in tutto il mondo negli anni '60, e una miniserie in due puntate sulla sua esperienza dei primi anni di insegnamento. C'è poi una intervista raccolta a mesi dalla morte che riassume tutto il suo pensiero pedagogico e le sue innumerevoli e scientifiche tecniche didattiche. E ancora è possibile gustare la rivisitazione di alcune sue lezioni, sempre grazie alla RAI, attraverso una serie di 6 puntate in cui Alessandra Falconi fondatrice e coordinatrice del Centro Zaffiria, già autrice e curatrice di testi e di rivoluzionarie valigette in collaborazione col Centro Studi Erickson di Trento, presenta l'opera del grande maestro, grazie anche a tutta la documentazione che gli eredi Manzi hanno donato all'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dove risiede il Centro Alberto Manzi.
Il maestro e pedagogo Célestin Freinet
La pedagogia cooperativa che da Freinet prende le mosse proseguendo negli anni '20 del secolo scorso con la nascita della "Lega Internazionale per la Nuova Educazione"
Le tecniche Freinet espanse dall'italiano Bruno Ciari ancora portate oggi avanti dal Movimento di Cooperazione Educativa di cui il Centro Studi Erickson pubblica la rivista "Cooperazione Educativa"
L'associazione italiana Flipnet che ogni estate si ritrova al Summer Camp di Levico, e di cui è presidente e fondatore Maurizio Maglioni che per i tipi della Erickson ha già pubblicato diversi titoli.
Conclusione
La professoressa Susanna Sancassani del Politecnico di Milano, Responsabile del Centro METID, il servizio di Metodi e Tecnologie Innovative per la Didattica, scrive in "Progettare l'innovazione didattica" edito da Pearson nel 2019:
[…] ora vogliamo focalizzarci su un aspetto che sta a monte rispetto a ciò che avviene in aula: cosa significa passare dal paradigma del Docente Oratore a quello del Docente Designer. L'implicazione fondamentale è quella di uno spostamento di fuoco in termini di responsabilità del docente: si tratta di passare dalla responsabilizzazione riguardo una cor- retta ed esaustiva esposizione dei contenuti alla responsabilizzazione sulla progettazione e gestione di un'esperienza che supporti nel miglior modo possibile il raggiungimento dei Risultati di Apprendimento Attesi. Passare dalla focalizzazione sui contenuti da trattare alla prospettiva, e all'idea che essa sia la base della responsabilità del docente, non è un passaggio né ovvio né semplice: è un tema importante di gestione del cambiamento e come tale va affrontato.
La sfida da raccogliere è infatti complessa: assicurare che l'esperienza didattica conduca senza dubbio lo studente ad acquisire le conoscenze e abilità che riteniamo fondamentali per il percorso scelto, ma attraverso una tipologia di esperienza di apprendimento attiva e creativa che gli permetta di sviluppare nel contempo le competenze fondamentali per costruire un ruolo positivo in un futuro caratterizzato da incertezza e rapida evolutività.
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