Colore e complessità
Sette chiavi per un’educazione progettuale consapevole
Leggevo oggi che Edgarin Morin ha da poco compiuto 104 anni e dato alle stampe il volumetto Semi di saggezza. Molti sono stati i libri importanti per il mondo dell’educazione pubblicati da Morin; I sette saperi necessari all’educazione del futuro è certamente uno di questi.
Oggi dunque mi sono messo a rileggere le primissime pagine del libro, in cui l’autore elenca i sette saperi e ne spiega brevemente il significato. Poi, alla luce di questi, ho buttato giù alcune riflessioni collegando i sette saperi alla materia che ho in questi giorni tra le mani, ovvero il Color Design.
1. Le cecità della conoscenza: l’errore e l’illusione
La realtà del colore inganna l’occhio, perché il colore non esiste. Il colore è solo nella nostra mente. Mille sono i falsi motivi che possiamo addurre alle valutazioni oggettive sul colore che proponiamo quando guardiamo un oggetto. Per capire il colore dobbiamo governare l’errore, confrontarci con esso, comprendere i meccanismi delle illusioni per poi utilizzare tutto ciò nell’arte e nel design. Il colore esiste perché esiste una coscienza, la coscienza esiste quando percepisce il mondo intorno a sé, non c’è mondo senza coscienza e non c’è coscienza senza il mondo.
2. I principi di una conoscenza pertinente
In un mondo globalizzato, pieno di notizie, di guerre, di sofferenze che sono sotto gli occhi di tutti, dovremmo essere ancora più consapevole che in passato della nostra ignoranza. Dovremmo «cogliere i problemi globali e fondamentali per iscrivere in essi le conoscenze parziali e locali». Per capire il colore, il bianco e il nero, il rosso e il nero, bisogna prima di tutto aprire al mattino la mente, e magari anche un quotidiano.
Non esiste un colore isolato, senza contesto, come non esiste una conoscenza senza l’osservazione degli «oggetti nei loro contesti, nei loro complessi, nei loro insiemi». Praticamente solo un cielo azzurro senza nuvole può essere considerato un colore isolato se osservato sempre stando col naso all’in sù.
Se è vero che per comprendere le cose bisogna «situare tutte le informazioni in un contesto e in un insieme» è altrettanto vero per comprendere il colore bisogna osservarlo nella sua interazione con un altro, con ciò che gli sta intorno, col suo ambiente.
3. Insegnare la condizione umana
«L’essere umano è nel contempo fisico, biologico, psichico, culturale, sociale,
storico.» Lo stesso vale per il colore che è nel contempo fisico nello stimolo, biologico e chimico nella sensazione, psicologico nella percezione, nonché culturale, sociale e storico nell’interpretazione e nell’assegnazione di senso. Lo studio di una disciplina per volta non aiuterebbe a comprendere né il colore né l’uomo. «La condizione umana dovrebbe, così, essere oggetto essenziale di ogni insegnamento» compreso quello sul design del colore.
4. Insegnare l’identità terrestre
Tutto ciò che un designer può progettare e realizzare ha un impatto sul pianeta, sugli altri, anche sulle vite di chi deve ancora nascere. Un designer deve conoscere «la storia dell’era planetaria», l’inter-essere di tutte le cose e impegnarsi per proteggere il nostro prezioso pianeta.
5. Affrontare le incertezze
«Le scienze ci hanno fatto acquisire molte certezze, ma nel corso del XX secolo
ci hanno anche rivelato innumerevoli campi d’incertezza». Del colore ad esempio possiamo misurare lo stimolo ma nessuno scienziato è d’accordo sul come gli esseri viventi facciano davvero a vedere il colore, tantomeno a pensarlo. L’incertezza dunque va insegnata provando a scegliere un rosso da un mazzo di carte, provando a dare un nome a un colore quando si è in molti. Il rischio va insegnato, del dare un senso e assegnare un valore simbolico ad un colore, come può essere quello ideologico. L’inatteso e l’incerto vanno si possono anche insegnare dialogando sui colori incerti dell’oceano attraverso arcipelaghi di certezza che ci portano tutti a vedere che la luce è bianca.
6. Insegnare la comprensione
«La comprensione è nel contempo il mezzo e il fine della comunicazione umana.» Si comprende il rosso, come si comprende la rabbia, si comprende l’azzurro come si comprende la bellezza di una nuvola in cielo e di una stella nel firmamento e la loro transitorietà. «Il pianeta ha bisogno in tutti i sensi di reciproche comprensioni. Data l’importanza dell’educazione alla comprensione, a tutti i livelli educativi e a tutte le età, lo sviluppo della comprensione richiede una riforma delle mentalità.» Tra un blu e un verde non c’è un colore percepito più lontano e uno più vicino quando sono accostati; ciò che conta è il punto in cui entrano in contatto, il bordo, il contorno, il limite, il confine sul quale si incontrano e che permette loro di alternarsi in qualsiasi posizione. «Di qui la necessità di studiare l’incomprensione, nelle sue radici, nelle sue modalità e nei suoi effetti.» Prova e sperimentare le cose è alla base della comprensione; interagire lo è ancor di più. Ecco perché la bandiera della pace è di tutti i colori e di nessuno.
7. L’etica del genere umano
Individuo, specie e società li chiamiamo con nomi diversi ma sono la stessa cosa, come i colori hanno nomi differenti e facce differenti ma sono una luce sola. Il giallo è fatto di verde, anche se non lo si direbbe, il giallo è nell’arancio, il giallo non è blu ma senza giallo non ci sarebbe il blu e senza blu non ci sarebbe il giallo.